23.11.07

La giuria

Ieri sera sono stata a teatro a vedere "La Giuria" con Alessandro Gassman. Lo spettacolo è stato bellissimo, certo vederlo dalla seconda galleria non è il massimo, contando che avevo un posto schifoso non è il massimo. Bella la trama, coinvolgente. Bello vedere questa giuria riunita che inizialmente è tutta d'accordo sulla colpevolezza dell'imputato ad eccezione di un giurato, il quale apre la via ad una lunga riflessione sulla certezza assoluta di quanto riportato in aula. Alla fine quello che conta non sarà tanto il verdetto, ma l'aver raggiunto l'idea che non si può condannare una persona per omicidio di primo grado (e quindi condannarla alla sedia elettrica) se si ha un ragionevole dubbio che i fatti non siano andati come illustrato dall'accusa. Lentamente, infatti, e grazie alla logica, alla capacità di osservazione, al soffermarsi sui dettagli i giurati si rendono conto che, in realtà, quanto affermato dall'accusa e dagli stessi testimoni fa acqua e se fosse il ragazzo accusato di omicidio ad avere ragione?

Si tutto apparentemente sembra essere contro di lui, perchè
- l'uomo del piano di sotto dice di visto scappare il ragazzo dalle scale, ma è anche vero che l'uomo del piano di sotto è vecchio e zoppicante ed è impossibile che un uomo nelle sue condizioni sia riuscito a percorrere in 15 secondi 15 metri (tragitto dalla camera alla porta di casa) dovendo aprire 2 porte chiuse,
- o la donna sulla quarantina che dice di aver visto dalla finestra della sua camera da letto il ragazzo mentre accoltellava il padre, ma vero è che la donna porta gli occhiali e al momento dell'omicidio era a letto, che si rigirava per prender sonno e chi mentre cerca di dormire indossa gli occhiali?
- il suo vicino di casa aveva sentito dire, poche ore prima dell'omicidio, "ti ammazzo" al padre. Allora solo perchè diciamo "ti ammazzo" a una persona possiamo essere ritenuti assassini, non servono forse altre prove? non è forse questa una prova indiziaria?
Ma l'apparenza inganna a volte.

Oppure parliamo del 3° giurato a cui non importa se il ragazzo sia o meno colpevole, per lui l'importante è che il ragazzo appartiene a una certa classe sociale, che deve stare al suo posto, che è scomoda e quindi da eliminare, per lui il ragazzo è colpevole per nascita. E che colpa ha lui se è nato nel posto sbagliato? l'importante non dovrebbe essere quello che ha fatto? non dovrebbe esssere giudicato per quello che ha fatto e non per dove è nato?
Prima di condannare a morte una persona non bisognerebbe avere la certezza assoluta che questo abbia commesso l'atto volontariamente? E' giusto condannare a morte qualcuno se si dubita sullo svolgimento dei fatti? E se poi si manda a morte qualcuno e ci si accorge di essersi sbagliati che si fa?

E' giusto che uno stato fissi come legge quella di non uccidere e poi sia lui stesso ad uccidere a suo volta in nome della giustizia? non è forse questo paradossale? Non dovrebbe, per primo, lo stato dare un buon esempio ai cittadini? Pensate che per un potenziale assassino la pena di morte sia un deterrente? Non credo.
Uccidere qualcuno, anche dopo un processo non è giustizia, è un omicidio commesso dallo stato. Solo Dio può decidere delle nostre vite. Nessuno di noi ha diritto di decidere della vita o della morte di un altro individuo a noi pari.

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