24.6.13

Non avevo capito niente di Diego De Silva

Mi debilitano, i faccia a faccia con me stesso. Specie quando ha ragione quell'altro.

La verità, la ragione per cui sono costretto a ripiegare su queste lagne-scialuppa, è che sto cercando di sottrarmi a una sensazione insopportabile...Come avessi recitato la commedia della virilità, quella, per capirci, di quanto ti opponi alle avances di una che ti pace e non ti piace, lasci che si spinga fino al punto in cui non può più tirarsi indietro e quando poi te la mette in faccia trovi una scusa ignobile e le dici che devi andare


Ricordate: in quanto a bassezza etica, noi avvocati abbiamo una reputazione parecchio specifica sul mercato, ma sopra ogni altra cosa, anche al più bieco degli interessi, siamo pettegoli. Più delle sciampiste, più dei portinai, più dei giornalisti, più dei culturisti, più dei professori universitari, più dei bidelli, più dei barbieri, più dei politici, più dei poeti rionali, più dei bagnini. Nominate un'altra categoria: di più.


Come non si sapesse chi ha successo e chi si arrangia. Come ci fosse bisogno di assumere un detective per sapere che non faccio un cazzo. Siamo in tanti, ecco come mi consolo quando mi prende lo sconforto. Siamo i nuovi poveri occulti. Quelli che non lo diranno mai. Siamo annichiliti dalla dignità. In nome suo ci roviniamo la vita. Provateci pure, se avete tempo da perdere: non troverete mai un avvocato, o un qualsiasi altro professionista disperato che annaspa nella saturazione del mercato contemporaneo, disposto a dirvi: " Guadagno meno di una cameriera, se non fosse per la mia famiglia dovrei chiudere lo studio domani mattina, però vado in giro in giacca e cravatta e faccio finta di niente". Non c'è verso. Nessuno di noi sputerà mai il rospo. Siamo una maggioranza reticente. Non abbiamo sindacato nè rivendicazioni. Non siamo pericolosi. Viviamo nell'imbarazzo e nel senso di colpa. Non facciamo altro che aumentare.


E poi c’è l’ultimo sintomo, il peggiore, dove la dignità è talmente bistrattata che la possibilità di risalire è proprio meglio che te la levi dalla testa, ed è la dipendenza dall’umore di qualcun altro.
Questo fenomeno attiene alla fase in cui il rapporto si sta sgarrupando (tu hai già smesso di respirare a pieni polmoni, andare in libreria ecc.) e lei non è più così sicura di volerti intorno, anzi è più di là che di qua, per cui ci sono volte che è affettuosa e altre che ti tratta di merda.
La verità (che tu conosci perfettamente) è che hai smesso di interessarle, anzi a essere completamente sinceri le sei salito proprio un pochettino sul cazzo, soloche ogni tanto si sente un po’ in colpa e allora, colta da transitori accessi di pena, ridiventa gentile e dispiaciuta e tu, che pendi vergognosamente dalle sue labbra, appena senti odore di rivalutazione scodinzoli come un fox-terrier e te la canti come vuoi con tutta l’orchestra.
Inutile dire che a questo punto la tua storia d’amore ha già una croce sopra, perchè poi, alla fine, lo sai che quando una donna ti vuole ti cerca, e quando smette di cercarti è perchè non ti vuole più, e non ci sarebbe proprio nient’altro da aggiungere.
Tu invece ti trascini in questa specie di metadone dei sentimenti nella speraza he le cose s’aggiustino, ma per questo genere di guasto non c’è cura e non c’è riparazione e, a parte le chiacchiere, non si è mai dato il caso, ma mai, che nessuno abbia riparato niente del genere, prova a chiedere in giro.
Questo dipendere dall’umore di un altro, questo fatto che se lei è gentile tu riesci ad arrivare vivo alla fine della giornata e se invece ti tratta con indifferenza sei un uomo distrutto e non riesci a combinare niente e accumuli lavoro e altri debiti di vario genere è veramente una porcheria, un’ignominia di cui non ci si dovrebbe mai macchiare per nessuna ragione al mondo.
E la faccenda più penosa è che a questo punto l’amore è bello che finito (cosa vuoi amare, con una dignità così ridotta), eppure tu è ancora d’amore che parli. Sei diventato l’equivalente di un fan di Elvis, un disadattato incapace di vivere nel presente che nel vestirsi, nel parlare, nel sentire musica, nel leggere, nello scrivere, perfino nell’andare a letto con qualcuno cerca una cosa che ha smesso di esistere, tutto qui.

Il libro dell'anno

Il mio libro 2012 è "Narciso e Boccadoro".......